Addio RUGBY. Quello scritto in maiuscolo. Quello dei valori intimamente legati alla sportività. Da un po’ di tempo non ti riconosco più. Ed oggi, ti riconosco ancora meno. Dopo 51 anni passati sui campi, è per me ora di dire basta.
Un addio amaro, in un mondo che è stato mio per più di 5/6 della mia vita e che non si regge più sui valori che tante volte ho cercato di spiegare ai ragazzi di varie generazioni, che hanno maneggiato la palla ovale sui nostri campi.
Quella assistita oggi al Villaggio del rugby a Napoli nella partita di ritorno del match tra Amatori Napoli Afragola (squadra cadetta- regolarmente iscritta con la seconda squadra al campionato di serie C) ed Amatori Rugby Torre del Greco è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La sfida, valida per il passaggio al girone interregionale per l’accesso alle finali per la promozione in serie B, si disputava su due incontri di andata e ritorno. Nel match d’andata veniva schierata dai partenopei la vera squadra cadetta che il 5 dicembre lasciava il comunale di Boscotrecase con il pesante passivo di 56 a 18.Cosa è successo oggi? I napoletani, lungi da schierare la squadra dell’andata, hanno infarcito le fila della squadra di un numero a due cifre di titolari della SERIE A (in cui affogano nel fondo della classifica) pur di vincere quella che per loro poteva definirsi “la coppa del nonno”, con tanto di stranieri pagati. Per vincere contro un Torre in cui giocavano ragazzi appena usciti dalle giovanili. Dopo la sonora sconfitta presa all’andata, hanno avuto paura di perdere la coppa del nonno. La conseguenza è stata logica. Il risultato finale del ritorno di 48 a 3 in favore dei partenopei ha ribaltato l’esito finale dello scontro.
Sono stato per troppi anni nell’ambiente per non sapere che l’unico giudice è il campo…E non ho nulla da dire (come solitamente fa chi perde) a reclamare contro l’arbitro e nemmeno contro i ragazzi del Napoli che sono entrati in campo. Abbiamo perso è vero. Ma a perdere non è stato il Torre. E’ stato il RUGBY contro un “rugbino” che poco a che fare con lo sport che io ho giocato. Un rugbino fatto di sotterfugi, pur ammissibili nelle norme federali ma, assai poco sportivo.
Se è questo l’andazzo, io non ci sto…Ci stiamo “calciofilizzando”. Il rugby è, o meglio era, un’altra cosa. Ci ripensino quelle società campane e non (e i loro dirigenti e tecnici), che aspirano a grandi traguardi. Oggi hanno vinto ma hanno perso la faccia. E ora basta. Alla fine di questa nota, voglio ricordare una persona come Ugo Silvestri con il quale, pur essendo stati molte volte in disaccordo, c’è sempre stato un confronto leale e di rispetto.
Ciao UGO (il maiuscolo non è un errore di stampa), riposa in pace.