Nei panni della FIR, vestìti pro-tempore dalla CNAr, impiegheremmo le risorse realizzate dalle moderne spese di viaggio a dorso di mulo, in un piccolo corso di storia.
“…Che mangino brioches!!”, sentenziato al popolo da Maria Antonietta d’Asburgo Lorena, non arrecò fortuna.
Lo stesso fluido di rancori e di risentimenti che l’odierna circolare FIR sembra, finalmente, aver arrecato al mondo arbitrale, 𝑐𝑙𝑎𝑞𝑢𝑒 d’eccellenza esclusa, si intende.
Ultimamente i comunicati ufficiali inerenti il mondo arbitrale realizzano un effetto indesiderato, idealizzando una nuova figura mitologica che, sintetizzando, nomineremmo “Re Mirda“, in virtù della trasformazione non propriamente in oro di ogni argomento toccato.
Dal ritocco al centesimo alle auspicate trasferte in sidecar emerge davvero in modo desolante la figura dell’arbitro attaccato ancora alla porchetta (inteso come cibo) ed al mezzo litro.
E non come una figura nuova, moderna, piena di passione che vuole essere parte del gioco prima che del rimborso spese. Si tratta di diritti, di scambi di idee, di conoscenze, di partecipazione e di voglia di esserci. La stessa che viene garantita alla corte d’eccellenza.
Nei fatti la L.I.A.R. crede che l’odierna dadaista disposizione provochi danni, ancora una volta, più al morale che alle tasche degli arbitri.
Nel respingere al mittente le disposizioni da Terza Classe, la speranza, davvero viva, è che l’intero settore arbitrale si renda artefice, per una volta, del proprio futuro unito e forte, senza tentennamenti né giravolte che, come direbbe il Principe, “Tomo Tomo, cacchio cacchio” [*] verrebbero messe in atto al solo fine di convertire in Euro la propria nota spese di trenta denari .
[*] Cit.. Toto’ “La livella“