Anno 1968. Celentano realizzava un colpo magico con la pubblicazione di un 45 giri dal doppio lato A. Nel senso che i due pezzi si equivalevano sostanzialmente.
Azzurro ed, appunto, Una carezza in un pugno. Esperimento già attuato nel 1967 con Strawberry fields forever e Penny Lane da un piccolo gruppo di Liverpool ad oggi praticamente dimenticato.
Ebbene in questi giorni la nostra autocelebrata tribù ovale ha dovuto affrontare i temi della carezza in un pugno, amari come solo le canzoni d’amore (e questa non lo è) sanno descrivere.
La carezza (ovviamente) è quella gentilmente regalata per la centoventesima volta dagli arbitri del Six Nations. Delle volte sembra di assistere ad un colloquio di lavoro nel momento in cui, accompagnati alla porta, veniamo congedati dalla veloce stretta di mano condìta da perfido sorriso e musicata dall’immancabile “…le faremo sapere”. Fin quando non ci si accorgerà che il rispetto si conquista con il rispetto nei momenti giusti (eccellente il mister tricolore “sceso in pista” già solo alla fine del primo tempo) il resto rimarrà sempre e solo il farsi sentire per altri canali. E che certi atteggiamenti contano se ne sono accorti anche i nostri avversari, tuttora segnalati al Divino Amore per grazia ricevuta. Chiaramente, ed appare corretto ribadirlo; grazia ricevuta tecnica ed arbitrale. Questa l’ennesima carezza.
Il pugno si concretizza nell’odierna notizia dell’addio del Calvisano al Rugby che conta. Piccolo centro che ha onorato per anni il Rugby nostrano e che, per paradosso, si unì alle ceneri di un altro glorioso club, L’Amatori Milano, poi Milan, poi Mediolanum, poi El Charro Milano, poi niente.
Ci si augura che sia solo un arrivederci ma la luce in fondo al tunnel appare molto lontana. Nel giro di un decennio è già la terza volta che un club d’Eccellenza si tira fuori per “sghei”. Nel 2011 (o 2012) la Capitolina Roma, un paio d’anni or sono i Medicei Firenze, ora il Calvisano. Tre club di buona tradizione che passano la mano.
Due situazioni che sembrano apparentemente distanti ma che parlano di un medesimo tema. Mancanza di idee, di coraggio, di coordinazione, di piani condivisi uniti dalla innata voglia di remare tutti dalla…diversa parte.
Cara Fir fino a quando porteremo a spasso una cravatta?
(a piè di lista, s’intende).