Chi siamo
La Lega Italiana Arbitri di Rugby nasce con l’intento di rappresentare la categoria arbitrale, *tutelando* le nuove esigenze del e per il mondo arbitrale, nella prospettiva di un ricambio generazionale e di rinnovamento di idee e progetti. Siamo prima di tutto persone cha amano lo sport e il Rugby quale rappresentazione della vita e dello stare insieme. Pensiamo che lo sport debba essere apolitico ed espressione di uguaglianza, solidarietà e condivisione.
Siamo persone che dedicano il loro tempo ad una passione, con senso civico ed educazione, e con la stessa passione cerchiamo di cambiare in meglio questo sport e la sua gestione.
Chi rappresentiamo
Vogliamo rappresentare non solo un ristretto gruppo di persone (gli arbitri), che stanchi e persi ci hanno chiesto di “innovare” il settore con un programma semplice, chiaro e trasparente, basato su un sistema meritocratico VERO, al di fuori di decisioni “politiche” o “prese di pancia”.
Rappresentiamo e vogliamo rappresentare tutti coloro che amano e simpatizzano per il Rugby, e che con spirito analitico mettono in discussione prima di tutto se stessi, e poi il sistema, perché solo mettendosi in gioco si può migliorare!
Da cosa partiamo
- Imparare ad imparare
- Progettare
- Comunicare
- Collaborare e partecipare
- Agire in autonomia e responsabilmente
- Risolvere i problemi
- Individuare collegamenti e relazioni
- Acquisire ed interpretare l’informazione
Il nostro programma
- Formazione continua in modalità e-learning.
- Programma sperimentale di tutoraggio “TPDI” (Tutor passivo diretto/indiretto).
- Collaborazione con le società del territorio (allenamenti congiunti).
- Partecipazione alla verifica dell’omologazione campi e verifica degli standard minimi di igiene/salubrità/sanificazione degli spogliatoi atleti ed arbitri.
- Ampia rappresentanza di qualsiasi istanza di qualsiasi arbitro, indipendentemente dal sesso o categoria.
Formazione arbitri
La formazione degli arbitri è il punto cruciale per poter rinnovare il settore arbitrale, progettando il futuro, con uno sguardo a quanto fatto fino ad ora. La formazione diventa efficace quando riesce a raggiungere una platea più ampia e in maniera capillare sul territorio. La formazione deve garantire all’arbitro, un costante livello di crescita formativa, per fidelizzare l’allievo arbitro e offrire all’arbitro di ruolo le capacità e competenze per diventare un futuro Tutor, capace di formare a sua volta gli aspiranti arbitri del domani.
Il modello di formazione più efficace, in termini di raggiungibilità e capillarità è quello comunemente chiamato e-learning.
In questo particolare periodo storico (pandemia SARS COVID-19) si è fatto un uso intenso della DAD (Didattica a Distanza), la quale, a causa di un suo uso non corretto dei suoi principi, ha messo in evidenza una serie di criticità, ma non pienamente delle sue potenzialità, questo perché “uno strumento mal usato può creare più di un problema”, primo fra tutti che non è stato posto al centro del processo di ideazione e sviluppo del percorso formativo l’utilizzatore finale.
Nel nostro specifico caso, l’e-learning permette:
- Riduzione dei costi (garantendo un fondo che può essere indirizzato a supporto di altre voci di spesa per la “formazione” e l’accrescimento del settore arbitrale, come vedremo più avanti e soprattutto i costi legati ad eventuali affitti di aule, strutture e non ultimo quelli di cancelleria ed affini).
- Vendibilità del modello formativo (la Piattaforma, il materiale ed i servizi in essa contenuti possono essere dati a noleggio o venduti ad altre federazioni nazionali o internazionali).
- Attualizzare le modalità formative ai moderni strumenti didattici (usare la tecnologia a servizio e supporto del processo formativo e di crescita del settore e non esserne piegati o addirittura sottomessi senza poterla modellare alle proprie esigenze e necessità).
- Aumentare il bacino di interesse e di utenza (vista la carenza di “personale” arbitro, questa modalità di permette di raggiungere ogni angola della Penisola, purché esso sia raggiunto da una connessione internet, aumentando così la possibilità che sempre più persone interessate ed appassionate si possano avvicinare a questa specifica attività sportiva).
Soprattutto per questo ultimo aspetto, l’e-learning permette agli arbitri (categoria non professionistica) di potersi formare, rispettando alcuni step temporali stabiliti ad inizio stagione, in maniera autonoma.
L’obiettivo di questo tipo di formazione è quello di garantire un livello uniforme e trasversale, in ogni comparto regionale, garantire una formazione continua ed aggiornata, permettendo di tracciare il percorso formativo, in maniera chiara e trasparente, di ogni arbitro tesserato, garantendo così l’imparzialità di un vero meccanismo di selezione di tipo meritocratico.
La piattaforma utilizzata sarà OPEN SOURCE (come ad esempio MOODLE), pienamente modulare e customizzatile, pensata ed adattata ad erogare corsi di formazione, aggiornabili e con diversi livelli di difficoltà.
La struttura principale di ogni Corso può contenere:
- Testi
- Video
- Video con situazioni per le specifiche regole
- Test di autovalutazione
- Test finale per il superamento del modulo di aggiornamento
Nell’ambito del Corso non mancherà la possibilità di potersi confrontare con altri colleghi al fine di generare un confronto continuo e costruttivo, attraverso una chat (con colleghi connessi nello stesso istante) o un forum interno al Corso stesso. L’intera attività di formazione dell’arbitro verrà tracciata e sarà perciò possibile risalire ai corsi di aggiornamento seguiti, stilare una statistica riguardo i test svolti, focalizzando cos’ eventuali carenze o difficoltà riscontrate per indirizzare e calibrare il successivo modulo formativo con specifico focus su argomento/i che su base statistica sono risultati più ostici o più complicati da apprendere, dando vita così a mini aggiornamenti focalizzati.
In tal modo si possono organizzare riunioni trasversali di carattere regionale e/o nazionale, preparare test per passaggi a categorie superiori, organizzare gli aggiornamenti annuali.
Cosa dicevano di noi:
“Antonio Ungaro -2014- https://www.sport24h.it/arbitri-laltra-faccia-del-rugby-italiano/”
In Italia giochiamo male (anche, ma forse soprattutto) perché non abbiamo arbitri all’altezza. Su tutti i campi che ho frequentato, dalla Under 14 in poi (ovvero da quando vengono chiamati ad arbitrare gli arbitri federale e non più i tecnici delle squadre) il livello delle giacchette gialle (di solito) è a dir poco imbarazzante, nel migliore dei casi casalingo, nel peggiore dettato da un mix di protagonismo, malafede e interessi (poca roba, una cena tra amici…).
Chi non sa di rugby potrebbe esclamare: che c’entra questo con il gioco? Chi sa di questo sport, invece, conosce la funzione assiale dell’arbitro che, diversamente da altre discipline, durante un incontro è parte attiva affinché le due squadre possano confrontarsi correttamente. Insomma, come abbiamo apprezzato molte volte sui campi del 6 Nazioni, un arbitro di rugby non solo sanziona il fallo (come accade per tutti gli altri arbitri), ma aiuta la squadra a tenere la linea, a salire correttamente, ad impostare la mischia, ad esprimere un gioco migliore. L’arbitro nel rugby, in poche parole, educa, perché parla, interloquisce, spiega, domanda e decide, aiutato, nel rispetto del regolamento e della persona, dai capitani.
Accade invece che sui campi italiani di tutti i livelli gli arbitri, forse vittime di una cultura del calcio (sarebbe da parafrasare Croce: “non possiamo non dirci pallonari”) si comportano come star, il più delle volte impongono le decisioni, attendono (e non anticipano) l’errore, giocano di protagonismo, sono casalinghi o legati a qualche club, da quello in cui, fino a poco tempo prima, giocavano ed allenavano. Non c’è nulla dell’etica e del rispetto che esigerebbe questo (come ogni altro) sport; soprattutto non c’è capacità di relazionarsi e spiegare agli atleti. Non c’è, infine, conoscenza delle regole. Basso livello tecnico e basso livello etico: come nel calcio… peggio del calcio, in cui i tanti interessi in qualche modo selezionano un livello, almeno dal punto di vista tecnico, accettabile.
Infine, cosa più grave, non c’è una Federazione impegnata a far crescere questa categoria, con un sistema formazione-incentivazione-controlli. La finale di Eccellenza di quest’anno diventa l’archetipo di quanto accade ogni settimana nel rugby italico. E non è un bel vedere.
Tempo fa chiesi: “Perché non fermate o sanzionate un arbitro che ha sbagliato?” Amara la risposta: “Perché non abbiamo arbitri; nessuno lo vuole fare. Chi viene è accolto a braccia aperte, gli dobbiamo pure dire grazie…”.
Eppure la FIR è una delle Federazioni più ricche d’Italia (la seconda, dopo il calcio), che distribuisce risorse a pioggia, spesso buttandole, come nel caso della seconda franchigia della Celtic. Se invece di regalare euro a mezzi giocatori, parte dei quali stranieri, investisse sulla formazione degli arbitri federali, a tutti i livelli; se gli riconoscesse un giusto tributo per il tempo che dedicano a questo sport e, soprattutto, fermasse quelli inadeguati, forse riusciremmo a evitare figure come le ultime uscite della Nazionale al 6 Nazioni o nei recenti test match.
Sono tanto convinto di questo legame che azzardo una previsione: l’Italia vincerà un Sei Nazioni solo dopo che sarà riuscita a portare un arbitro nel Torneo. Finché questo non accadrà, prepariamoci ad attendere ancora tanto. L’attraversata nel deserto è appena iniziata, nonostante le favole che può raccontare Brunel.
Tutoraggio
Il tutor è quella personalità che un arbitro esordiente conosce prima ancora di entrare in campo al suo esordio. Molto spesso quella figura diventa il primo grande spartiacque nel futuro della carriera arbitrale.
Il nostro modello di tutor deve:
- Conoscere a fondo il proprio ruolo
- Essere competente
- Sostenere con discrezione
- Capace a collaborare
- Avere una mentalità elastica
- Essere sorridente
Programma sperimentale di tutoraggio “TPDI” (Tutor passivo diretto/indiretto)
Il progetto dovrà avere un primo periodo di sperimentazione, necessario per gli opportuni perfezionamenti ed aggiustamenti.
Verranno predisposte delle schede di valutazione delle situazioni di gioco calibrate per ciascuna categoria.
Il tutor invierà la scheda codificata secondo i parametri di valutazione prefissati, e invierà alla piattaforma, che la salverà nell’area dedicata all’arbitro visionato. L’arbitro potrà così visionare la scheda e stabilire un contatto attraverso la Piattaforma con il Tutor, che successivamente, su richiesta dell’arbitro, lo contatterà via telefonica, Skype o simile così da avere un confronto verbale, sempre necessario per meglio comprendere modalità di applicazione di azioni correttive.
Il dialogo tra Tutor ed arbitro è e rimane sempre il primo step di indirizzo e supporto psicologico e formativo dell’arbitro.
Inoltre, nelle situazioni in cui su di un campo si susseguano più partite nell’arco della giornata, il tutoraggio si potrebbe svolgere indicativamente come segue:
Partita 1 Campo A (h 10:00 – U15) | Arbitro A + Tutor |
Partita 2 Campo A (h11:00 – U17) | Arbitro B + Arbitro A (Tutor) |
Partita 3 Campo A (h12:00 – U19) | Arbitro C + Arbitro B (tutor) |
Partita 4 Campo A (h15:30 – Serie C) | Arbitro D + Arbitro C (Tutor) |
Unica partita campo A | Arbitro A + Tutor o Eventuale Arbitro non designato |
In tale modo si crea un tutoraggio “a livelli crescenti” pieno ed efficace, poiché l’arbitro 1 riesce ad essere valutato da un tutor competente e a sua volta gli viene data la possibilità di poter sviluppare una capacità di analisi, durante il tutoraggio della partita seguente.
L’attività di arbitro, per la maggior parte degli iscritti, è una attività non professionale, in cui le persone offrono il loro tempo la domenica e non solo in egual misura. Pertanto hanno diritto ad avere medesima dignità di considerazione e possibilità di crescere nel proprio percorso, salendo di categoria.
In questo modo, pensiamo che sia garantita a tutti la possibilità di essere visionati, il resto è nelle ambizioni di ognuno.
Bisogna ricordare che “LA CATEGORIA NON FA L’ARBITRO, MA E’L’ARBITRO CHE DETERMINA LA CATEGORIA DI GIOCO”, con tutti i limiti che la categoria stessa e le squadre che vi giocano determinano.
Collaborazione con le Società
Un aspetto fondamentale che un arbitro deve acquisire è l’esperienza sul campo. Spesso e volentieri alcune società vengono snobbate dagli arbitri e viceversa, creando così le incomprensioni e gli attriti tra arbitri, giocatori e allenatori che ogni tanto vediamo la domenica.
Per quanto possibile (ricordiamo che la maggioranza degli iscritti arbitro sono persone che non fanno degli arbitraggi la loro principale fonte di reddito), gli arbitri (in coppia e/o in terna) dovranno rendersi disponibili ad effettuare degli allenamenti congiunti con le società (in modalità randomica), in base a dei calendari concordati e pianificati in maniera capillare nel territorio. Si potrebbero “sacrificare le riunioni a porte chiuse”, spesso improduttive e noiose – con il rischio di creare disaffezione nell’arbitro e che questo abbandoni l’arbitraggio – per poter vedere, giudicare e valutare direttamente sul campo le varie fasi di gioco e le varie caratteristiche dell’arbitraggio (fischio, linee di corsa, gestualità, rapporto con il capitano/giocatori).
Si rafforza in questo modo il concetto di appartenenza ad un gruppo e di team-building, radicandolo nel territorio.
Inoltre questo tipo di allenamento congiunto è doppiamente produttivo: per l’arbitro perché può essere aiutato dai colleghi presenti nel valutare e correggere eventuali errori; per le squadre perché con il briefing pre-allenamento, l’arbitro può effettuare un focus su una specifica situazione di gioco, per poi gestirla in campo con un allenamento guidato.
Sempre per un discorso di tipo territoriale, è auspicabile la creazione di sotto-sezioni per avere una presenza più forte sul territorio e una maggiore fruizione da parte del gruppo arbitrale (minori costi per lo spostamento – prevedendo riunioni intersezionali una tantum- e maggiore flessibilità nella programmazione delle riunioni)
Igiene e sicurezza
Norme e regolamenti
Per la realizzazione di nuovi impianti sportivi o la ristrutturazione di quelli esistenti, è obbligatorio fare riferimento ad una serie di norme e regolamenti:
- Leggi e documenti (Sicurezza e aspetti igienico-sanitari)
- Normativa tecnica (Norme UNI, Uni EN, UNI iSO, ISO)
- Normativa CONI (Norme CONI per l’impiantistica sportiva)
- Regolamenti delle Federazioni Sportive Nazionali e Discipline Sportive Associate
Queste normative vengono non sempre o non del tutto applicate (Deroghe).
Riteniamo sia opportuno poter collaborare con gli organi preposti all’omologazione dei campi e delle strutture sportive, e redigere un Database specifico, al fine di archiviare e monitorare costantemente le situazioni critiche o degne di nota, al fine di sollecitare controlli ed eventuali sanzioni.
Ampia rappresentanza di qualsiasi istanza di qualsiasi arbitro, indipendentemente dal sesso o categoria
La L.I.A.R. intende farsi portavoce delle richieste e delle esigenze degli arbitri indipendentemente da sesso, dalla categoria, dall’età, dalla provenienza.